L’intrigante storia di Casale di San Primo, il più antico di Molfetta

Una piccola collinetta con sopra un rudere fatiscente. Così si presenta oggi il complesso che versa in stato di completo abbandono. Eppure la sua storia è davvero intrigante. In quell’area vi sarebbero resti di insediamenti molto antichi

Molfetta, Villa Azzollini (Antico Casale di San Primo). Ph. Dario Lazzaro Palombella

Sappiamo già che intorno al VII sec. a.C. iniziò la migrazione di colonie greche verso i territori costieri dell’Italia Meridionale; che secondo un’ipotesi oggi accreditata (che abbiamo approfondito nel nostro articolo dal titolo: Molfetta romana: storia dell’antica civitas, autonoma e repubblicana”) la città di Molfetta è stata fondata intorno al IV secolo a.C. da una delle tante colonie provenienti dall’Illiria, che col tempo si fuse con la popolazione indigena; che tale tesi è confermata dal rinvenimento di resti di templi dorici all’epoca dello storico Filiberto Minervini, che ne fece menzione in un’opera scritta intorno al 1251 e ritrovata da un suo discendente nel 1805.

Sappiamo inoltre che all’epoca dello sbarco delle colonie romane esistevano almeno tre templi pagani ubicati nella penisola di Sant’Andrea e altri tre templi dedicati invece a divinità campestri ubicati nelle vicine campagne.

Sappiamo quindi che al primo insediamento greco nell’area semi insulare dove furono edificati i primi tre templi, tra cui quello di Poseidone (nell’area che poi fu interessata nel Medioevo dalla “fabbrica del duomo”), vi furono altri insediamenti nelle vicine campagne, sorti intorno a templi dedicati a divinità campestri. L’insediamento greco, divenuto poi importante ed appetibile, come tutte le colonie greche della zona, con l’espansione dell’Impero fu assoggettato dai romani.

Cosa c’entrano gli antichi greci con Casale San Primo? La domanda del lettore a questo punto è legittima. Diciamo subito che la nostra premessa sugli insediamenti illirici nel nostro territorio non è affatto casuale.

Alcuni storici affermano che il nome del casale deriva da “Casale de Scigghie”. Studi recenti hanno indicato come il termine Casale lo si ritrova citato già a partire dal 1175. Il rudere che vediamo oggi, però, sorge sul luogo dove anticamente si ergeva il casale di S. Primo, in contrada Salmo, verso Bisceglie. Dell’antico casale di San Primo non sono rimaste che le pietre delle fondamenta via via rimosse dall’aratro e ancora sparse per un vasto raggio, relitti di una distruzione pianificata, eseguita verosimilmente verso la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, quando con i materiali delle rovine del vecchio S. Primo fu edificata Villa Pansini.

La costruzione che vediamo oggi si presenta come un grande corpo di fabbrica a pianta rettangolare con piano superiore, chiusa sui tre lati da un giardino murato, con portale e tre mensole aggettanti sul vertice del muro di nord-est, che sostenevano una torretta o garitta di osservazione e difesa. La porta interna al giardino reca la data 1719. Nel giardino si può scorgere con qualche stupore ciò che resta di un’arcata-belvedere di stile neoclassico con sedili della stessa epoca. Dunque una villa settecentesca fatta sorgere sulle rovine di San Primo. Di quest’ultimo, quindi, non sopravvive che il nome casale e il sito: una collinetta ancora circondata da una parete-muro, che gira tutt’intorno per due terzi del perimetro con un dislivello di due o tre metri di altezza sui fondi circostanti.

Molfetta, Villa Azzollini (Antico Casale di San Primo). Ph. Dario Lazzaro Palombella

San Primo non è solo il più antico dei nostri casali, ma fu probabilmente anche uno dei più grandi. Infatti è detto nei documenti castellum, ed inoltre da alcune fonti si ricava che ebbe un hospitale, una chiesa. Lo storico molfettese Francesco Samarelli, nel suo lavoro “Chiese e cappelle di Molfetta ora scomparse”, ricorda la chiesa di San Primo e il casale omonimo con vari riferimenti storici, indicandone l’ubicazione presso Turris Furcata (o Chiusa della Torre) in base ad un documento del 1083 del VII volume del Codice Diplomatico Barese. Samarelli sosteneva che il Casale di San Primo subì la stessa sorte degli altri esistenti nell’agro molfettese (infatti di innumerevoli casali citati nelle mappe medievali di Molfetta e negli archivi storici non v’è rimasta traccia perché sono andati via via scomparendo) ma fu l’ultimo ad “estinguersi”.

La collina ha un grande valore storico. Nelle vicinanze del rudere, verso nord sono infatti ancora presenti due abbeveratoi in pietra, uno piccolo e uno più grande, circolare, dalla geometria quasi perfetta. Resti antichissimi precedono anche la costruzione dell’originario casale; resti che qualcuno fa risalire all’epoca della colonizzazione greca delle nostre terre. Non possiamo confermare che nell’area circostante il Casale San Primo i resti di cui si parla siano riferibili a quell’epoca. Potrebbero riferirsi anche ad epoche successive (tardo romana o medievale). Non lo sappiamo e non possiamo oggi offrire alcuna conferma in tal senso, ma neppure possiamo escluderlo. Sicuramente quello è un luogo dove la storia ha camminato per parecchi secoli. Qualcuno sostiene che già prima del X secolo vi fosse un insediamento bizantino fortificato, dotato di torri di vedetta, attaccato in diverse fasi da longobardi, saraceni e normanni. Tanti quindi sono quanto meno gli indizi che dovrebbero perlomeno convincere a liberare dalla vegetazione spontanea tutta quella collina per poi poter fare delle verifiche preliminari. Su quella collina le tracce di antichissimi insediamenti umani sono confermate. Quei terreni, forse, nascondo ancora ulteriori resti della nostra storia antica.

Molfetta, Villa Azzollini (Antico Casale di San Primo). Ph. Dario Lazzaro Palombella
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